Guillermo Arriaga - Il Bufalo della Notte
Questa volta mi trovo a parlare di un autore che non mi piace. Non perché non sia un abile scrittore ma per semplice e pura velleità personale. Arriaga non mi piace e nonostante ciò no, non mi prodigherò nel criticare la sua opera. Andiamo, criticare Arriaga dall'alto delle mie esigue competenze sarebbe oltremodo ridicolo. Leggere Il Bufalo della Notte mi ha però spinta a riflettere sul perché non mi piaccia, sul perché mi irritino tanto le sue opere. Poi alla fine finisco per entrare in libreria e acquistarle comunque con l'inevitabile esito di farmi irritare di nuovo. So cos'è ma non conosco lessico per definirlo in maniera precisa e puntuale. Perciò lo definirò il "non detto". Se potessi paragonare Arriaga ad una scrittrice con cui non è minimamente paragonabile, lo paragonerei ad Amélie Nothomb. Sono entrambi autori che mi infastidiscono eppure leggo, più li leggo più mi infastidiscono. Il motivo è che leggendoli danno l'impressione di avere da dire una quantità esorbitante di cose ma di finire per dirne appena un quinto tralasciando il resto. Una sensazione che tutti penso prima o poi abbiamo dovuto affrontare: avere la testa pullulante di milioni di argomentazioni, discorsi e aneddoti e finire per riuscirne a proferirne giusto uno, stentato e poco consistente. Ecco, questi due autori nelle loro opere danno puntualmente questa esatta impressione. Se Nothomb lo fa ricorrendo a un ermetismo a dir poco esasperante che imprime alle sue opere una consistenza raffazzonata e frettolosa, Arriaga lo fa girando intorno alla questione una volta, due, tre fino a dimenticarsene e non giungere mai al punto. Questa è la questione: "sembra" dimenticarsene. Smarrire la strada per giungere alla meta che si era prefissato. Come quelle persone che cominciano un sacco di discorsi poi si distraggono e si dimenticano di concluderli (cielo quanto li odio, sono la categoria di persone che odio più di tutti). Sembra. Quel "sembra" che mi lascia per giorni appesa all'amletico dubbio: davvero si è lasciato sfuggire l'occasione di dirlo oppure mi sono lasciata sfuggire io il fatto che l'abbia detto? Sicuramente i suoi stimatori non esiteranno ad avallare la seconda opzione eppure non ne sono sicura, affatto. Ne Il Bufalo della Notte non spicca quel che c'è, spicca quel che manca. Leggi la sua opera attendendoti un colpo di scena che dia una svolta epica alla narrazione, di momenti perfetti per far avvenire qualcosa di simile l'opera è piena eppure ciò non avviene mai. Arriaga manca tutte le occasioni e forse - questa volta ne sono decisamente più sicura - lo fa intenzionalmente. Arriaga si rifiuta di dare una svolta epica alla sua narrazione lasciandola a crogiolarsi nel limbo della normalità, delle cose vissute, delle cose scontate, di una quotidianità in cui chiunque può rispecchiarsi ma che quasi nessuno avrebbe il coraggio di affrontare. Arriaga ne Il Bufalo della Notte non fa altro che raccontare le vicissitudini di un ragazzo che si guarda allo specchio e vede un estraneo. Una storia di un'ovvietà così disarmante da funzionare... Ed infastidirmi terribilmente.
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